Il Programma Esperti Associati e Giovani Funzionari delle Organizzazioni Internazionali

Il Programma Esperti Associati e Giovani Funzionari delle Organizzazioni Internazionali, conosciuto come Programma JPO (Junior Professional Officers), trae origine dalla risoluzione 849 (XXXII) del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) adottata il 4 agosto 1961, con la quale veniva approvata ed incoraggiata la collaborazione di personale volontario, su finanziamento del paese di origine, alla realizzazione di iniziative e programmi di cooperazione allo sviluppo.

Lo scopo del Programma JPO è duplice. Da una parte intende favorire le attività di cooperazione realizzate dalle organizzazioni internazionali associando a iniziative di sviluppo giovani funzionari qualificati, dall’altra consente a giovani interessati a intraprendere una carriera internazionale di compiere esperienze professionali rilevanti che possano nel futuro favorirne il reclutamento da parte delle organizzazioni stesse o in altro contesto internazionale.

Aderendo ai principi della risoluzione ECOSOC, nei primi anni settanta l’Italia ha dato vita all’inizio degli anni ’70 al proprio Programma JPO, estendendolo progressivamente dal Segretariato delle Nazioni Unite ad agenzie specializzate del sistema onusiano, fino ad includere altre organizzazioni regionali e finanziarie al di fuori delle Nazioni Unite. Oggi il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale può contare 26 accordi bilaterali che hanno permesso di coinvolgere, dall’inizio del Programma, 1.597 tra esperti associati e giovani funzionari, di cui, in passato, 58 provenienti da paesi in via di sviluppo1. Del totale dei JPO, il 46% sono donne2 e il 63% ha prestato servizio in paesi in via di sviluppo, la maggior parte dei quali in Africa (56%).

Tra le dieci organizzazioni del sistema ONU che hanno maggiormente beneficiato del Programma italiano vi sono: il Segretariato, nella sua articolazione di Uffici e Dipartimenti (Affari Politici, Affari Economici e Sociali, Operazioni di Mantenimento della Pace, e Affari Umanitari), di Commissioni Regionali e di organismi specializzati (Alto Commissariato per i Diritti Umani - OHCHR, Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo UNCTAD, Ufficio delle Nazioni Unite su Droghe e Crimine -UNODC); l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO); il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP); il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF); l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO); l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO); l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS); l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR); l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL); e il Programma Mondiale per l’Alimentazione (PAM).

 

Nei quarant’anni della sua attività, il Programma è divenuto una delle iniziative più rilevanti e strategicamente significative della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, determinante per la valorizzazione delle risorse umane italiane a livello internazionale. Al termine del periodo formativo, più del 70% dei JPO ha trovato una collocazione a tempo determinato nelle organizzazioni internazionali, e nel lungo periodo più del 60% è entrato nei ruoli delle stesse in forma più stabile. A vari livelli, e nell’indipendenza delle loro funzioni, essi oggi rappresentano l’Italia in centinaia di organizzazioni internazionali, alcuni in posizioni apicali. Di coloro che non sono rimasti all’interno delle organizzazioni per ragioni personali o per sviluppi di carriera, la maggioranza continua ugualmente ad occuparsi di cooperazione o di affari internazionali in istituzioni o organizzazioni pubbliche, private o non governative.

Questo risultato è stato possibile grazie alla qualità e al talento dei candidati selezionati, che hanno partecipato con successo a un programma altamente concorrenziale, per il quale l’Italia si avvale delle competenze delle Nazioni Unite sia in fase di selezione che per la successiva formazione. Oltre a vantare il più alto numero di candidature al Programma JPO tra tutti i paesi donatori, l’Italia ha stabilito un rigoroso meccanismo di individuazione delle posizioni da finanziare e di selezione dei candidati , a cui partecipano il Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UN/DESA) e le organizzazioni internazionali destinatarie. I JPO svolgono, inoltre, un periodo di formazione, prima della partenza, presso lo Staff College del Sistema delle Nazioni Unite (UNSSC) a Torino.

Nel corso degli anni il Programma JPO ha contribuito in maniera rilevante a rafforzare la collaborazione tra l’Italia e le Nazioni Unite dimostrando la propria valenza per tutti gli attori coinvolti: per il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che nel dare il proprio contribuito ad azioni di cooperazione multilaterale ha promosso la crescita professionale di giovani funzionari italiani; per le Organizzazioni Internazionali, che si sono avvalse di un importante contributo in risorse umane per raggiungere obiettivi comuni di sviluppo, al contempo valorizzando quelle di maggior talento nel proprio ambito; e per i partecipanti, che hanno realizzato un’esperienza unica e determinante in termini sia di formazione individuale che di  crescita professionale.

Queste considerazioni rafforzano il convincimento sull’importanza per l’Italia del Programma JPO, tanto come strumento di cooperazione allo sviluppo e di formazione, che per il rafforzamento del dialogo con il sistema delle Nazioni Unite e delle Organizzazioni Internazionali.

 


1- L’Italia è tra i  pochi paesi donatori ad aver in passato assegnato posizioni per candidati provenienti dai paesi in via di sviluppo.

2 - Nel periodo 2000 - 2014, la percentuale di donne è salita a 57%.

 

 

14 dicembre 2015 - Aula dei gruppi parlamentari - Camera dei deputati - Roma